Cassini e Saturno:
quando un italiano rivelò i primi segreti del gigante gassoso
di Luca Masotto
Tra l'Italia e il mondo dell'astronomia vi è sempre stato un feeling molto particolare: sono numerosi, infatti, gli studiosi del Bel Paese che si sono cimentati con profitto e successo nel campo della conoscenza e della scoperta del cielo. Un nome su tutti, Galileo Galilei, che cambiò completamente il modo di ragionare, in un'epoca storica nella quale non bastava più essere considerati una mente brillante per essere creduti, ma bisognava necessariamente dimostrare inconfutabilmente ciò che si diceva.
In quest'ambito si colloca l'astronomo italiano forse più prolifico per quanto riguarda le scoperte in campo astronomico: Giovanni Domenico Cassini.
Nasce nel 1625, nell'odierna provincia di Imperia (allora sotto dominio genovese) e compie i primi studi proprio nella repubblica marinara ligure, alla scuola dei gesuiti, nella quale entra in contatto con il corrispondente, ironia della sorte, di Galileo. All'età di 23 anni, creduto erroneamente un ottimo astrologo (appellativo che rifiuterà sempre) a causa di alcune sue previsioni straordinariamente precise, viene chiamato a Bologna a lavorare prima all'osservatorio di Panzano e successivamente come insegnante alla cattedra di astronomia dell'Università bolognese. In questo periodo, pur essendo un fervido sostenitore delle idee di Galileo, tende a esternare la sua vicinanza alla posizione geocentrica dell'Universo, per non attirarsi inimicizie negli ambienti della Chiesa, in cui questa tesi era ancora fortemente considerata come esatta. Nel frattempo i suoi calcoli e le sue pubblicazioni non passano inosservate: viene chiamato a Parigi per un parere sul nuovo Osservatorio astronomico della città e per insegnare, sotto la protezione del Re di Francia alla neonata Accademia delle scienze, considerato l'istituto più culturalmente avanzato esistente al tempo. In tutta serenità e grazie ad attrezzature moderne, scoprirà quattro satelliti naturali di Saturno (Giapeto, Rea, Dione e Teti) nonchè la famosa "Divisione di Cassini", una zona vuota che divide in due gruppi gli anelli di Saturno. Intuì inoltre che gli anelli di Saturno non fossero un corpo unico, ma una miriade di particelle staccate tra loro.
Nel suo trascorso italiano compirà un'altra notevole scoperta: la Grande Macchia Rossa di Giove (1665) e più tardi, attorno al 1690, la differente rotazione dell'atmosfera di Giove, rispetto al pianeta stesso.
Cassini è considerato anche il risolutore dell'annosa controversia che, a suo tempo, imperversava ancora tra gli studiosi, riguardante la geocentricità o la eliocentricità dell'Universo. Grazie a uno strumento di sua invenzione, l'eliometro, Cassini riuscirà nell'intento di dimostrare che la rotazione del Sole attorno alla Terra è soltanto apparente: il diametro del Sole nel corso dell'anno non diminuiva allo stesso modo della sua velocità: questo significava che la diminuzione (o l'aumento) della velocità del Sole non era apparente, ma reale. Questa fu la prima, vera dimostrazione pratica della seconda legge di Keplero.
Nel 2004 la sonda che partì alla volta di Saturno e che ancor'oggi ci regala immagini favolose da quel mondo lontano porta proprio il suo nome. Ed è proprio su quel mondo lontano che l'astronomo italiano compì le sue maggiori scoperte.
In quest'ambito si colloca l'astronomo italiano forse più prolifico per quanto riguarda le scoperte in campo astronomico: Giovanni Domenico Cassini.
Nasce nel 1625, nell'odierna provincia di Imperia (allora sotto dominio genovese) e compie i primi studi proprio nella repubblica marinara ligure, alla scuola dei gesuiti, nella quale entra in contatto con il corrispondente, ironia della sorte, di Galileo. All'età di 23 anni, creduto erroneamente un ottimo astrologo (appellativo che rifiuterà sempre) a causa di alcune sue previsioni straordinariamente precise, viene chiamato a Bologna a lavorare prima all'osservatorio di Panzano e successivamente come insegnante alla cattedra di astronomia dell'Università bolognese. In questo periodo, pur essendo un fervido sostenitore delle idee di Galileo, tende a esternare la sua vicinanza alla posizione geocentrica dell'Universo, per non attirarsi inimicizie negli ambienti della Chiesa, in cui questa tesi era ancora fortemente considerata come esatta. Nel frattempo i suoi calcoli e le sue pubblicazioni non passano inosservate: viene chiamato a Parigi per un parere sul nuovo Osservatorio astronomico della città e per insegnare, sotto la protezione del Re di Francia alla neonata Accademia delle scienze, considerato l'istituto più culturalmente avanzato esistente al tempo. In tutta serenità e grazie ad attrezzature moderne, scoprirà quattro satelliti naturali di Saturno (Giapeto, Rea, Dione e Teti) nonchè la famosa "Divisione di Cassini", una zona vuota che divide in due gruppi gli anelli di Saturno. Intuì inoltre che gli anelli di Saturno non fossero un corpo unico, ma una miriade di particelle staccate tra loro.
Nel suo trascorso italiano compirà un'altra notevole scoperta: la Grande Macchia Rossa di Giove (1665) e più tardi, attorno al 1690, la differente rotazione dell'atmosfera di Giove, rispetto al pianeta stesso.
Cassini è considerato anche il risolutore dell'annosa controversia che, a suo tempo, imperversava ancora tra gli studiosi, riguardante la geocentricità o la eliocentricità dell'Universo. Grazie a uno strumento di sua invenzione, l'eliometro, Cassini riuscirà nell'intento di dimostrare che la rotazione del Sole attorno alla Terra è soltanto apparente: il diametro del Sole nel corso dell'anno non diminuiva allo stesso modo della sua velocità: questo significava che la diminuzione (o l'aumento) della velocità del Sole non era apparente, ma reale. Questa fu la prima, vera dimostrazione pratica della seconda legge di Keplero.
Nel 2004 la sonda che partì alla volta di Saturno e che ancor'oggi ci regala immagini favolose da quel mondo lontano porta proprio il suo nome. Ed è proprio su quel mondo lontano che l'astronomo italiano compì le sue maggiori scoperte.
Saturno è il sesto pianeta del Sistema Solare, l'ultimo visibile a occhio nudo. Il suo nome deriva dal suo tipico colore giallo, che gli antichi associavano al colore delle spighe di grano, "protette" dal dio dell'agricoltura, Saturno appunto. per dimensioni è il secondo, dopo Giove, con un diametro stimato di circa 120 mila chilometri, poco meno di dieci volte quello della Terra. Come Giove, è formato da idrogeno ed elio, il che lo renderebbe una bella boa galleggiante: il fatto di essere formato da sostanze leggere aeriformi, gli permetterebbe di galleggiare sull'acqua.
Saturno è indiscutibilmente il pianeta più "bello" del Sistema Solare: merito dei suoi straordinari anelli che lo circondano come fosse il tutù di una ballerina. Questi anelli, come intuito correttamente da Cassini, sono formati da particelle rocciose la cui dimensione varia da quella granelli di sabbia a quella di macigni grandi quanto una comune automobile. Tutte queste particelle vengono tenute ordinatamente in orbite da piccole "lune" dette pastore, in quanto impediscono alle particelle più piccole di "scappare" all'esterno o all'interno. Gli anelli sono divisi in sette fasce principali e coprono una distanza che supera i 300 mila chilometri di diametro e sono contrassegnati da lettere dell'alfabeto in quest'ordine: D, C, B, A, F, G, E. Da Terra, con telescopi amatoriali sono visibili solamente l'anello B e l'anello A, mentre con tecniche di ripresa planetaria è possibile scorgere anche l'anello C, soprannominato dagli astrofili "anello velo".
Il sistema planetario di Saturno comprende circa una sessantina di satelliti naturali, alcuni di dimensioni davvero ridotte e scoperti solo dall'occhio della sonda Cassini, una volta giunta sul posto.
Il più interessante è sicuramente Titano, osservato speciale in quanto possibile "telecronista" della terra primordiale: sulla sua superficie, raggiunta dalla sonda Huygens dopo essersi staccata dalla "madre" Cassini, è stato scoperto un piccolo lago di metano.
Un altro corpo sicuramente interessante è Encelado, che ha la caratteristica di avere la superficie più riflettente dell'intero Sistema Solare: la quantità di luce che il piccolo satellite riflette è esattamente la stessa di quella che lo raggiunge.
Il secondo per dimensioni, dopo Titano, è Rea, grande circa un terzo. Teti e Dione invece sono due satelliti quasi gemelli, poco più piccoli di Rea: Dione in particolare è fortemente craterizzato e questo lo rende uno dei satelliti di Saturno più fotografato dalle sonde che vi sono arrivate.
Giapeto, l'ultimo delle quattro lune di Saturno scoperte da Cassini, ha gli emisferi diversamente riflettenti: se uno degli emisferi è formato da ghiaccio che riflette abbastanza bene la luce che raggiunge il piccolo satellite, l'altro è formato da rocce scure e polveri che impediscono di notare dettagli soddisfacenti. Colpa di Febe, il satellite più esterni tra quelli principali, che, a causa del suo moto retrogrado (la sua orbita attorno a Saturno è in senso orario, anzichè antiorario come gli altri) che lo porta progressivamente a rallentare nel corso del tempo, deposita (a causa della gravità di Saturno) la sua polvere sull'emisfero di Giapeto, che orbita appena più internamente.
Altri due satelliti che vale la pena nominare sono Giano ed Epimeteo: sono lune "coorbitanti", viaggiano cioè su orbite tremendamente simili tra loro, il che li porta a "scambiarsi" di posizione senza aver mai la possibilità di collidere tra loro.
Mimas, infine, è un satellite "miracolato": su di esso infatti si nota un enorme cratere da impatto causato da un corpo che, fosse stato appena più grande, lo avrebbe distrutto.
Il sistema di Saturno, con i suoi anelli e i suoi satelliti, ha ancora molto da raccontarci e la sonda Cassini, ormai da 12 anni compagna di viaggio di questo meraviglioso pianeta, è sempre pronta a catturare informazioni e a regalarci immagini davvero uniche e sorprendenti.
Saturno è indiscutibilmente il pianeta più "bello" del Sistema Solare: merito dei suoi straordinari anelli che lo circondano come fosse il tutù di una ballerina. Questi anelli, come intuito correttamente da Cassini, sono formati da particelle rocciose la cui dimensione varia da quella granelli di sabbia a quella di macigni grandi quanto una comune automobile. Tutte queste particelle vengono tenute ordinatamente in orbite da piccole "lune" dette pastore, in quanto impediscono alle particelle più piccole di "scappare" all'esterno o all'interno. Gli anelli sono divisi in sette fasce principali e coprono una distanza che supera i 300 mila chilometri di diametro e sono contrassegnati da lettere dell'alfabeto in quest'ordine: D, C, B, A, F, G, E. Da Terra, con telescopi amatoriali sono visibili solamente l'anello B e l'anello A, mentre con tecniche di ripresa planetaria è possibile scorgere anche l'anello C, soprannominato dagli astrofili "anello velo".
Il sistema planetario di Saturno comprende circa una sessantina di satelliti naturali, alcuni di dimensioni davvero ridotte e scoperti solo dall'occhio della sonda Cassini, una volta giunta sul posto.
Il più interessante è sicuramente Titano, osservato speciale in quanto possibile "telecronista" della terra primordiale: sulla sua superficie, raggiunta dalla sonda Huygens dopo essersi staccata dalla "madre" Cassini, è stato scoperto un piccolo lago di metano.
Un altro corpo sicuramente interessante è Encelado, che ha la caratteristica di avere la superficie più riflettente dell'intero Sistema Solare: la quantità di luce che il piccolo satellite riflette è esattamente la stessa di quella che lo raggiunge.
Il secondo per dimensioni, dopo Titano, è Rea, grande circa un terzo. Teti e Dione invece sono due satelliti quasi gemelli, poco più piccoli di Rea: Dione in particolare è fortemente craterizzato e questo lo rende uno dei satelliti di Saturno più fotografato dalle sonde che vi sono arrivate.
Giapeto, l'ultimo delle quattro lune di Saturno scoperte da Cassini, ha gli emisferi diversamente riflettenti: se uno degli emisferi è formato da ghiaccio che riflette abbastanza bene la luce che raggiunge il piccolo satellite, l'altro è formato da rocce scure e polveri che impediscono di notare dettagli soddisfacenti. Colpa di Febe, il satellite più esterni tra quelli principali, che, a causa del suo moto retrogrado (la sua orbita attorno a Saturno è in senso orario, anzichè antiorario come gli altri) che lo porta progressivamente a rallentare nel corso del tempo, deposita (a causa della gravità di Saturno) la sua polvere sull'emisfero di Giapeto, che orbita appena più internamente.
Altri due satelliti che vale la pena nominare sono Giano ed Epimeteo: sono lune "coorbitanti", viaggiano cioè su orbite tremendamente simili tra loro, il che li porta a "scambiarsi" di posizione senza aver mai la possibilità di collidere tra loro.
Mimas, infine, è un satellite "miracolato": su di esso infatti si nota un enorme cratere da impatto causato da un corpo che, fosse stato appena più grande, lo avrebbe distrutto.
Il sistema di Saturno, con i suoi anelli e i suoi satelliti, ha ancora molto da raccontarci e la sonda Cassini, ormai da 12 anni compagna di viaggio di questo meraviglioso pianeta, è sempre pronta a catturare informazioni e a regalarci immagini davvero uniche e sorprendenti.