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Sole
La stella che regola la nostra vita e che la rende possibile sul nostro pianeta il quale è situato nella cosiddetta "zona abitabile"ovvero ad una distanza tale che la temperatura rimane a livelli accettabili da varie forme di vita. Il sole il cui diametro è di 1.390.000 km (terra 12.600 km) è una stella classificata "nana gialla" la cui distanza media da noi è di circa 149.600.000 di chilometri (1 unità astronomica). La materia che compone il sole (il 99,9% di tutto il sistema solare) è idrogeno in continua fusione nucleare che viene convertito in elio. Si stima che la sua vita sia di circa 10-11 miliardi di anni dalla sua nascita e che al momento sia a poco meno della metà. La sua sua superficie è un immenso ribollire di gas incandescenti a circa 5.000 gradi ma via via che si scende verso l'interno aumenta fino ad arrivare a circa 15.000.000 di gradi. Il Sole è anche produttore di un "vento solare", particelle che viaggiano a velocità sostenute (anche 50-60 km al secondo) dal quale siamo protetti grazie alla nostra atmosfera e che in prossimità dei poli nord e sud, a contatto con l'ossigeno contenuto nell'aria (tramite sfregamento molecolare) ne provochino un effetto luminescente chiamato aurora. Il sole come anche altre stelle sono produttori (in diverse fasi della loro esistenza) di diversi altri elementi, quali carbonio ferro oro platino e piombo, stelle più calde arrivano anche a 12 miliardi di gradi producendo altri elementi i quali, una volta morta la stella verranno liberati nel vuoto e che col tempo potranno contribuire alla nascita di nuovi pianeti. Sulla terra si trovano tutti questi elementi, quindi non è escluso che possa essersi formata attraverso l'agglomerarsi di materiali espulsi da antiche stelle morenti.
A occhio nudo: è inosservabile se non al mattino presto e poco prima del tramonto con atmosfera non troppo pulita, ovvero carica di umidità o foschia che funga da filtro.
E' comunque consigliabile usare un vetrino scuro del tipo per maschera da saldare. Già con questo strumento è possibile in rari casi poter scorgere le macchie solari più grandi
risultanti comunque puntini neri sulla superficie, che comunque ricordiamo sono molto più grandi del nostro pianeta.
Al cannocchiale o binocolo: MUNITO DI APPOSITI FILTRI IN ASTROSOLAR o pellicole simili (acquistabili a prezzi accessibili in negozi specializzati di ottica e/o telescopi) è possibile osservare con minor sforzo le possibili macchie solari e cominciare a vederne la forma delle più grandi, il sole si presenta comunque come un disco bianco luminoso.
Al telescopio: anche a 40-50 ingrandimenti si notano molte macchie più piccole, si intravedono le zone (di colore grigio) circostanti le macchie più grandi e si possono cominciare ad apprezzarne
le forme, a 110 ingrandimenti le macchie risultano più dettagliate.
Al telescopio solare o filtro H-Alfa: si possono distinguere abbastanza bene gli archi di plasma provocati dalle esplosioni superficiali, le forme delle macchie e la granulosità e il ribollire dei gas, questi eventi tuttavia cambiano di continuo ma al neofita questo potrebbe apparire in maniera molto lenta, un'esplosione può durare da qualche ora a una giornata in base alla sua grandezza, la quale può essere anche di centinaia di migliaia di chilometri.
A occhio nudo: è inosservabile se non al mattino presto e poco prima del tramonto con atmosfera non troppo pulita, ovvero carica di umidità o foschia che funga da filtro.
E' comunque consigliabile usare un vetrino scuro del tipo per maschera da saldare. Già con questo strumento è possibile in rari casi poter scorgere le macchie solari più grandi
risultanti comunque puntini neri sulla superficie, che comunque ricordiamo sono molto più grandi del nostro pianeta.
Al cannocchiale o binocolo: MUNITO DI APPOSITI FILTRI IN ASTROSOLAR o pellicole simili (acquistabili a prezzi accessibili in negozi specializzati di ottica e/o telescopi) è possibile osservare con minor sforzo le possibili macchie solari e cominciare a vederne la forma delle più grandi, il sole si presenta comunque come un disco bianco luminoso.
Al telescopio: anche a 40-50 ingrandimenti si notano molte macchie più piccole, si intravedono le zone (di colore grigio) circostanti le macchie più grandi e si possono cominciare ad apprezzarne
le forme, a 110 ingrandimenti le macchie risultano più dettagliate.
Al telescopio solare o filtro H-Alfa: si possono distinguere abbastanza bene gli archi di plasma provocati dalle esplosioni superficiali, le forme delle macchie e la granulosità e il ribollire dei gas, questi eventi tuttavia cambiano di continuo ma al neofita questo potrebbe apparire in maniera molto lenta, un'esplosione può durare da qualche ora a una giornata in base alla sua grandezza, la quale può essere anche di centinaia di migliaia di chilometri.
Mercurio
Senza alcun dubbio, il pianeta visibile a occhio nudo più difficile da osservare: è il più piccolo e il più interno, perennemente affogato nell'alone della luce solare. L'osservazione di Mercurio è possibile solo per brevi intervalli di tempo (mezz'ora, non di più) e in condizioni davvero molto favorevoli: la prima condizione essenziale è che il pianeta si trovi nella massima elongazione, cioè nel punto di massima distanza apparente dal Sole; la seconda condizione è il cielo limpido, ma questa per un astrofilo è una costante da cui non si può prescindere. Il periodo migliore per l'osservazione, nell'emisfero boreale, è il periodo primaverile/estivo. Con un cielo abbastanza buono e una buona dose di pazienza, Mercurio sale in cielo fino a un massimo di mezzo'ora circa prima del Sole (se lo si osserva all'alba) o mezz'ora dopo il tramonto. Leggermente migliore risulta l'osservazione mattutina rispetto a quella serale. Il pianeta presenta delle fasi, analoghe a quelle lunari: in quanto più interno della Terra, non è possibile vederlo totalmente illuminato. Come tutti i pianeti del sistema solare, lo si può vedere durante le eclissi solari totali.
A occhio nudo: molto difficile da individuare anche in presenza di cieli molto limpidi. Nelle occasioni migliori ha una magnitudine di poco inferiore allo 0. Molto difficile individuarlo se lo si cerca in un cielo urbano, più semplice, ma pur sempre complicato, se ci si trova in collina o montagna.
Al binocolo: se si sa dove cercare, lo si può individuare, anche se con un po' di fatica. Appare come un piccolissimo puntino di colore bianco/grigio che non offre alcun tipo di dettaglio.
Al telescopio: a ingrandimenti medio alti (80x-100x) si può scorgere la fase del pianeta. Anche aumentando gli ingrandimenti a valori alti (oltre 200x) è molto difficile riuscire a scorgere qualche minimo dettaglio. La più grande soddisfazione che si può ottenere è l'essere riusciti a trovarlo, ma se si vuole ammirare qualcosa di bello, è meglio spostarsi su altri oggetti
A occhio nudo: molto difficile da individuare anche in presenza di cieli molto limpidi. Nelle occasioni migliori ha una magnitudine di poco inferiore allo 0. Molto difficile individuarlo se lo si cerca in un cielo urbano, più semplice, ma pur sempre complicato, se ci si trova in collina o montagna.
Al binocolo: se si sa dove cercare, lo si può individuare, anche se con un po' di fatica. Appare come un piccolissimo puntino di colore bianco/grigio che non offre alcun tipo di dettaglio.
Al telescopio: a ingrandimenti medio alti (80x-100x) si può scorgere la fase del pianeta. Anche aumentando gli ingrandimenti a valori alti (oltre 200x) è molto difficile riuscire a scorgere qualche minimo dettaglio. La più grande soddisfazione che si può ottenere è l'essere riusciti a trovarlo, ma se si vuole ammirare qualcosa di bello, è meglio spostarsi su altri oggetti
Venere
Se è visibile in cielo, è impossibile non notarlo. Vanta una magnitudine apparente vicino al -4 (in casi molto particolari) e questo lo rende il terzo astro più luminoso del cielo, dopo il Sole e la Luna. Come Mercurio, anche Venere si presenta in fasi, senza mostrarsi mai completamente illuminato. Venere è visibile sino a un'ora e mezza prima del levar del Sole ("stella del mattino"), oppure fino a un'ora e mezza dopo il tramonto ("stella della sera"): può capitare, se ci si trova negli ultimi giorni di giugno, di vederlo in cielo fin quasi alle 23.
Un piccolo trucco: a cielo scuro o crepuscolare non cercatelo mai a SUD, in quanto il pianeta è sempre visibile o a EST come Stella del Mattino oppure a OVEST come Stella della Sera.
Una curiosità: se lo si identifica come stella del mattino, devono passare 5 mesi perchè lo si veda come stella della sera; per ritornare a essere stella del mattino di mesi ne dovranno passare ben 19.
A occhio nudo: è davvero difficile non riuscire a vederlo. Domina il cielo in maniera impressionante ed è incredibilmente più luminoso di tutti i suoi "colleghi" (Giove, il secondo pianeta per magnitudine apparente, è quasi 10 volte meno luminoso).
Lo si trova sempre o a ovest / sud-ovest oppure a est/sud-est a seconda della sua posizione rispetto al Sole.
Al binocolo: con un po' di fortuna e un occhio particolarmente buono, già al binocolo si può intravedere la fase del pianeta, ma è un caso molto fortuito. Con questo strumento ci si può benissimo rendere conto dell'impressione che Venere fa nel cielo rispetto agli altri astri che lo circondano
Al telescopio: risulta come un semicerchio di colore bianco di qualche mm di diametro. Alzando gli ingrandimenti si può scorgere il suo colore reale: un giallo pallido completamente annebbiato.
L'unico grande limite nell'osservazione visuale è la mancanza di qualsivoglia dettaglio: la sua densissima atmosfera non permette di scrutare nulla della sua superficie. Risultati migliori si possono ottenere interponendo un filtro all'infrarosso, il quale permette di identificare qualche sporadica perturbazione presente nell'atmosfera o qualche ammasso nuvoloso.
Un piccolo trucco: a cielo scuro o crepuscolare non cercatelo mai a SUD, in quanto il pianeta è sempre visibile o a EST come Stella del Mattino oppure a OVEST come Stella della Sera.
Una curiosità: se lo si identifica come stella del mattino, devono passare 5 mesi perchè lo si veda come stella della sera; per ritornare a essere stella del mattino di mesi ne dovranno passare ben 19.
A occhio nudo: è davvero difficile non riuscire a vederlo. Domina il cielo in maniera impressionante ed è incredibilmente più luminoso di tutti i suoi "colleghi" (Giove, il secondo pianeta per magnitudine apparente, è quasi 10 volte meno luminoso).
Lo si trova sempre o a ovest / sud-ovest oppure a est/sud-est a seconda della sua posizione rispetto al Sole.
Al binocolo: con un po' di fortuna e un occhio particolarmente buono, già al binocolo si può intravedere la fase del pianeta, ma è un caso molto fortuito. Con questo strumento ci si può benissimo rendere conto dell'impressione che Venere fa nel cielo rispetto agli altri astri che lo circondano
Al telescopio: risulta come un semicerchio di colore bianco di qualche mm di diametro. Alzando gli ingrandimenti si può scorgere il suo colore reale: un giallo pallido completamente annebbiato.
L'unico grande limite nell'osservazione visuale è la mancanza di qualsivoglia dettaglio: la sua densissima atmosfera non permette di scrutare nulla della sua superficie. Risultati migliori si possono ottenere interponendo un filtro all'infrarosso, il quale permette di identificare qualche sporadica perturbazione presente nell'atmosfera o qualche ammasso nuvoloso.
Luna
Il satellite naturale della terra sulla cui formazione esistono due teorie.
Nella prima, più accreditata, si ipotizza che la luna sia stata creata durante la formazione del nostro pianeta, tramite l'impatto con un corpo di enormi dimensioni,il quale ha sottratto buona parte della materia componente la terra. Questa materia sarebbe poi rimasta catturata dalla forza gravitazionale terrestre in un'orbita quasi sicuramente più vicina rispetto quella di oggi. Il materiale espulso da questo scontro, tramite rotazione e impatto con altri asteroidi più piccoli di quello che la avrebbe generata, ma comunque di grandi dimensioni, avrebbe poi preso la forma sferica che oggi vediamo.
Una seconda ipotesi sarebbe che la luna fosse un pianeta vagante, già formato e catturato dalla forza gravitazionale terrestre e rimasto nella nostra orbita. Questa teoria sarebbe nata dopo le missioni Apollo, tramite le quali sono stati portati sulla terra grandi quantità di rocce lunari che poi studiate avrebbero rivelato una diversa composizione chimica dalle rocce terrestri.
Su queste due teorie rimangono comunque ancora diversi dubbi.
Risulta sempre preferibile osservarla quando si trova in fase parziale (calante o crescente) in quanto si possono distinguere nettamente le montagne dalle proprie ombre, cosa che risulta difficile se la Luna è in fase piena.
Ad occhio nudo: molto luminosa se con cielo sereno e a seconda delle sue fasi è apprezzabile nella sua piena luminosità in quanto svela tutta la sua superficie. Le macchie più scure sono "piane" polverose e colate laviche chiamate "Mari" e "Oceani".
Elencati dal basso a sinistra passando poi in alto e a destra:
Mare Nubium - Oceanus Procellarum - Mare Insularum - Mare Imbrium - Mare Serenitatis - Mare Tranquillitatis; in prossimità del centro troviamo i due crateri più grandi, ossia il Copernicus, appena spostato a sinistra e il Ptolemaeus, in centro verso il basso.
Al Binocolo: offre decisamente un aspetto più appagante e luminoso ma più apprezzabile (come con il telescopio) durante le fasi che precedono la luna piena o quelle dopo, in quanto, seppur visibili alcuni dettagli, non danno l'idea della tridimensionalità dei crateri e delle sue catene montuose, ben visibili nella parte in cui si attenua la luminosità e si accentua l'oscurità.
Al Telescopio: già a bassi ingrandimenti 40x (non osservata piena) offre un grande spettacolo, si possono vedere distintamentemonti mari e crateri, a 110 ingrandimenti il dettaglio aumenta rendendola sempre più interessante potendo vedere sempre più crateri
"in una prima serata osservativa con il GAM un bambino osservando con l'occhio critico e vero della vita esclamò:"Ma … è piena di buchi" rimanendo poi in un silenzio di incredulità.
Nella prima, più accreditata, si ipotizza che la luna sia stata creata durante la formazione del nostro pianeta, tramite l'impatto con un corpo di enormi dimensioni,il quale ha sottratto buona parte della materia componente la terra. Questa materia sarebbe poi rimasta catturata dalla forza gravitazionale terrestre in un'orbita quasi sicuramente più vicina rispetto quella di oggi. Il materiale espulso da questo scontro, tramite rotazione e impatto con altri asteroidi più piccoli di quello che la avrebbe generata, ma comunque di grandi dimensioni, avrebbe poi preso la forma sferica che oggi vediamo.
Una seconda ipotesi sarebbe che la luna fosse un pianeta vagante, già formato e catturato dalla forza gravitazionale terrestre e rimasto nella nostra orbita. Questa teoria sarebbe nata dopo le missioni Apollo, tramite le quali sono stati portati sulla terra grandi quantità di rocce lunari che poi studiate avrebbero rivelato una diversa composizione chimica dalle rocce terrestri.
Su queste due teorie rimangono comunque ancora diversi dubbi.
Risulta sempre preferibile osservarla quando si trova in fase parziale (calante o crescente) in quanto si possono distinguere nettamente le montagne dalle proprie ombre, cosa che risulta difficile se la Luna è in fase piena.
Ad occhio nudo: molto luminosa se con cielo sereno e a seconda delle sue fasi è apprezzabile nella sua piena luminosità in quanto svela tutta la sua superficie. Le macchie più scure sono "piane" polverose e colate laviche chiamate "Mari" e "Oceani".
Elencati dal basso a sinistra passando poi in alto e a destra:
Mare Nubium - Oceanus Procellarum - Mare Insularum - Mare Imbrium - Mare Serenitatis - Mare Tranquillitatis; in prossimità del centro troviamo i due crateri più grandi, ossia il Copernicus, appena spostato a sinistra e il Ptolemaeus, in centro verso il basso.
Al Binocolo: offre decisamente un aspetto più appagante e luminoso ma più apprezzabile (come con il telescopio) durante le fasi che precedono la luna piena o quelle dopo, in quanto, seppur visibili alcuni dettagli, non danno l'idea della tridimensionalità dei crateri e delle sue catene montuose, ben visibili nella parte in cui si attenua la luminosità e si accentua l'oscurità.
Al Telescopio: già a bassi ingrandimenti 40x (non osservata piena) offre un grande spettacolo, si possono vedere distintamentemonti mari e crateri, a 110 ingrandimenti il dettaglio aumenta rendendola sempre più interessante potendo vedere sempre più crateri
"in una prima serata osservativa con il GAM un bambino osservando con l'occhio critico e vero della vita esclamò:"Ma … è piena di buchi" rimanendo poi in un silenzio di incredulità.
Marte
In ordine è il terzo pianeta per luminosità dopo Venere e Giove. All'osservazione è caratterizzato dal suo tipico colore rossastro, ma questo lo rende anche parecchio confondibile con le numerose stelle giganti o supergiganti rosse di cui è ricco il nostro cielo, quindi è bene utilizzare un planetario per poterlo identificare senza problemi. La facilità dell'osservazione dipende molto dalla sua fase di opposizione, cioè quando il pianeta si trova alla parte opposta rispetto all'osservatore terrestre: il dato del suo diametro apparente è infatti fortemente interessato da questa particolare condizione astronomica.
A occhio nudo: il pianeta è abbastanza riconoscibile e ben visibile. Non si possono (chiaramente) scrutare dettagli relativi alla superficie.
Al binocolo: nella visuale al binocolo, il pianeta appare come un pallino rosso di ridotte dimensioni che non offre dettagli.
Al telescopio: già con un telescopio di medie dimensioni si possono intravedere numerosi dettagli. Con uno strumento di 200 mm di apertura è possibile intravedere le calotte polari e, nei casi più fortunati, anche qualche nube, oltre che a qualche cima montuosa e canyon. Dato il colore del pianeta, risaltano maggiori dettagli applicando appositi filtri rossi. Impossibile o quasi identificare i due piccoli satelliti del pianeta: diametri superiori ai 310 mm potrebbero dare questa possibilità, a patto di avere un cielo in condizioni quasi perfette.
A occhio nudo: il pianeta è abbastanza riconoscibile e ben visibile. Non si possono (chiaramente) scrutare dettagli relativi alla superficie.
Al binocolo: nella visuale al binocolo, il pianeta appare come un pallino rosso di ridotte dimensioni che non offre dettagli.
Al telescopio: già con un telescopio di medie dimensioni si possono intravedere numerosi dettagli. Con uno strumento di 200 mm di apertura è possibile intravedere le calotte polari e, nei casi più fortunati, anche qualche nube, oltre che a qualche cima montuosa e canyon. Dato il colore del pianeta, risaltano maggiori dettagli applicando appositi filtri rossi. Impossibile o quasi identificare i due piccoli satelliti del pianeta: diametri superiori ai 310 mm potrebbero dare questa possibilità, a patto di avere un cielo in condizioni quasi perfette.
Giove
Dopo Venere, è il pianeta più luminoso del cielo, anche se in certe occasioni Marte risulta essere più luminoso. Ha una magnitudine vicina al -2,5. Nel cielo è individuabile molto facilmente in quanto è decisamente più luminoso di qualunque altra stella. Grazie al suo moto di rivoluzione, nel cielo "cambia" costellazione mediamente ogni anno. Di grande impatto sono certamente gli "eventi" che interessano il suo sistema di satelliti: spesso infatti i suoi 4 principali satelliti (e le loro relative ombre) offrono numerosi transiti sul disco del pianeta, oltre che a eclissi e occultazioni, a causa della ridotta inclinazione orbitale delle sue lune.
A occhio nudo: è ben visibile e facilmente individuabile. Con una abbondante dose di fortuna, un cielo perfetto e una vista altrettanto perfetta, si possono intravedere i suoi 4 satelliti principali, circostanza davvero molto molto rara.
Al binocolo: con un binocolo di discrete dimensioni non sarà difficile individuare anche le 4 lune principali, visibili come piccoli puntini a distanza molto ravvicinata al pianeta. Con strumenti più potenti si possono intravedere alcuni piccoli dettagli delle bande atmosferiche, anche se ciò risulta comunque molto difficile.
Al telescopio: già con strumenti di piccolo diametro, si possono scorgere molto nitidamente le bande equatoriali, in particolare quella nord e quella sud, di colore rosso/arancio, oltre che alle 4 lune principali. A diametri maggiori i dettagli visibili aumentano: in particolare risulta visibile una terza banda equatoriale di colore giallo, a livello equatoriale e la Grande Macchia Rossa, visibile nella zona tropicale sud appena sotto l'equatore. A ingrandimenti elevati e con osservazioni ripetute non è raro notare l'intensa attività atmosferica del pianeta, attraverso la quale si possono registrare spostamenti di cicloni rispetto ad altre perturbazioni più fisse. Con strumenti oltre i 20 cm di diametro e un cielo in condizioni ottimali, è possibile notare cambiamenti di luminosità dei satelliti e qualche dettaglio superficiale su Ganimede e Callisto.
A occhio nudo: è ben visibile e facilmente individuabile. Con una abbondante dose di fortuna, un cielo perfetto e una vista altrettanto perfetta, si possono intravedere i suoi 4 satelliti principali, circostanza davvero molto molto rara.
Al binocolo: con un binocolo di discrete dimensioni non sarà difficile individuare anche le 4 lune principali, visibili come piccoli puntini a distanza molto ravvicinata al pianeta. Con strumenti più potenti si possono intravedere alcuni piccoli dettagli delle bande atmosferiche, anche se ciò risulta comunque molto difficile.
Al telescopio: già con strumenti di piccolo diametro, si possono scorgere molto nitidamente le bande equatoriali, in particolare quella nord e quella sud, di colore rosso/arancio, oltre che alle 4 lune principali. A diametri maggiori i dettagli visibili aumentano: in particolare risulta visibile una terza banda equatoriale di colore giallo, a livello equatoriale e la Grande Macchia Rossa, visibile nella zona tropicale sud appena sotto l'equatore. A ingrandimenti elevati e con osservazioni ripetute non è raro notare l'intensa attività atmosferica del pianeta, attraverso la quale si possono registrare spostamenti di cicloni rispetto ad altre perturbazioni più fisse. Con strumenti oltre i 20 cm di diametro e un cielo in condizioni ottimali, è possibile notare cambiamenti di luminosità dei satelliti e qualche dettaglio superficiale su Ganimede e Callisto.
Saturno
L' ultimo pianeta visibile a occhio nudo e , probabilmente, il meno intuitivo da individuare: Saturno infatti, a causa della grande distanza, non vanta una magnitudine particolarmente elevata (0,9) che lo pone sulla stessa luminosità di molte delle stelle del nostro cielo. Questo lo rende un po' difficile da trovare, difficoltà che viene azzerata aiutandosi con un comune planetario. Si sposta molto lentamente nel nostro cielo: passa da una costellazione all'altra in poco meno di 3 anni. Come su Giove, anche su Saturno sono visibili perturbazioni atmosferiche, in particolare nelle zone tropicali ed equatoriali. Molto spettacolare la tempesta osservata nel 2011. Saturno offre visuali diverse delle facce degli anelli a seconda della sua posizione durante la sua orbita intorno al Sole: il pianeta infatti mostra alternativamente la faccia superiore e quella inferiore degli anelli attraversando dei periodi, meno favorevoli all'osservazione, in cui essi compaiono di taglio. Durante questa fase è preclusa la visuale di alcuni satelliti come Giano, che orbitano all'interno degli anelli.
A occhio nudo: il pianeta è individuabile anche nei centri urbani, ma a causa della sua magnitudine molto simile a numerose altre stelle è consigliabile aiutarsi con un planetario.
Al binocolo: si comincia a intravedere una forma allungata tendente all'ovale, a causa della presenza degli anelli, che tuttavia non sono ancora visibili in modo nitido. In particolari condizioni è possibile intravedere il satellite principale Titano.
Al telescopio: occorrono almeno 50 ingrandimenti per poter intravedere nitidamente gli anelli. A ingrandimenti medi (100x-150x) gli anelli sono ben visibili, come anche la Divisione di Cassini, che circondano un pallino di colore bianco-giallo di dimensioni generose. Titano è il primo satellite a essere individuabile dagli strumenti, il secondo è Encelado che, nonostante le ridotte dimensioni, può vantare una quantità di luce riflessa pari al 100%. Durante la fase in cui gli anelli sono mostrati di taglio, non è possibile vedere individuare i satelliti che orbitano all'interno degli anelli stessi. Con strumenti di grande diametro è possibile visualizzare fino a 5-6 satelliti contemporaneamente, oltre che a una seconda divisione negli anelli, più esterna rispetto a quella di Cassini (la cosiddetta Divisione di Encke), che però risulta visibile solo con strumenti di diametro elevato (oltre 25 cm).
A occhio nudo: il pianeta è individuabile anche nei centri urbani, ma a causa della sua magnitudine molto simile a numerose altre stelle è consigliabile aiutarsi con un planetario.
Al binocolo: si comincia a intravedere una forma allungata tendente all'ovale, a causa della presenza degli anelli, che tuttavia non sono ancora visibili in modo nitido. In particolari condizioni è possibile intravedere il satellite principale Titano.
Al telescopio: occorrono almeno 50 ingrandimenti per poter intravedere nitidamente gli anelli. A ingrandimenti medi (100x-150x) gli anelli sono ben visibili, come anche la Divisione di Cassini, che circondano un pallino di colore bianco-giallo di dimensioni generose. Titano è il primo satellite a essere individuabile dagli strumenti, il secondo è Encelado che, nonostante le ridotte dimensioni, può vantare una quantità di luce riflessa pari al 100%. Durante la fase in cui gli anelli sono mostrati di taglio, non è possibile vedere individuare i satelliti che orbitano all'interno degli anelli stessi. Con strumenti di grande diametro è possibile visualizzare fino a 5-6 satelliti contemporaneamente, oltre che a una seconda divisione negli anelli, più esterna rispetto a quella di Cassini (la cosiddetta Divisione di Encke), che però risulta visibile solo con strumenti di diametro elevato (oltre 25 cm).
Urano
L'ultimo pianeta che si può pensare di vedere a occhio nudo, ma solo in particolarissime condizioni e solo se si sa esattamente quale, tra le migliaia di puntini luminosi che popolano il cielo, esso sia. Dista da noi più di 2 miliardi e mezzo di km e questo è senz'altro il limite maggiore alla sua osservazione; se poi ci aggiungiamo il fatto che non è così grande come Giove e Saturno, il cerchio è completo. Individuarlo senza sapere dove guardare è praticamente quasi, se non del tutto, impossibile. La sua rivoluzione lo porta a cambiare costellazione ogni 7 anni circa. Ha una magnitudine quasi al limite umano che oscilla tra i +6,5 e i +5,8.
A occhio nudo: armatevi di planetario e di molta pazienza, oltre che a un cielo perfetto, e lo troverete, non senza diverse difficoltà. Ultimo ingrediente: tantissimo tempo a disposizione.
Al binocolo: meglio usare altri strumenti. Con oggetti simili non vale la pena usare il binocolo, ma se proprio non si dispone di altro si può tentare, sempre ovviamente con un planetario sotto mano. In visuale risulta come uno dei tanti puntini poco luminosi che si possono identificare con questo strumento, anche se la magnitudine attorno al 6 lo rende visibile anche se il cielo non è perfetto
Al telescopio: risulta come un disco verde-grigiastro di piccole dimensioni visibile anche con strumenti di medie dimensioni. Tuttavia il risultato si ferma qui in quanto il pianeta non offre alcun tipo di dettaglio, a causa anche della turbolenta atmosfera che lo circonda. Gli anelli sono impossibili da identificare da Terra, mentre i satelliti solo con telescopi davvero grandi: i primi visibili sono Titania e Oberon.
A occhio nudo: armatevi di planetario e di molta pazienza, oltre che a un cielo perfetto, e lo troverete, non senza diverse difficoltà. Ultimo ingrediente: tantissimo tempo a disposizione.
Al binocolo: meglio usare altri strumenti. Con oggetti simili non vale la pena usare il binocolo, ma se proprio non si dispone di altro si può tentare, sempre ovviamente con un planetario sotto mano. In visuale risulta come uno dei tanti puntini poco luminosi che si possono identificare con questo strumento, anche se la magnitudine attorno al 6 lo rende visibile anche se il cielo non è perfetto
Al telescopio: risulta come un disco verde-grigiastro di piccole dimensioni visibile anche con strumenti di medie dimensioni. Tuttavia il risultato si ferma qui in quanto il pianeta non offre alcun tipo di dettaglio, a causa anche della turbolenta atmosfera che lo circonda. Gli anelli sono impossibili da identificare da Terra, mentre i satelliti solo con telescopi davvero grandi: i primi visibili sono Titania e Oberon.
Nettuno
Il più lontano e unico pianeta impossibile da vedere a occhio nudo. Dista 4,5 miliardi di km dal Sole ed è il quarto per dimensioni. Si sposta molto lentamente nel cielo, impiegando quasi 14 anni per muoversi da una costellazione all'altra. Ha completato la sua prima rivoluzione, dalla sua scoperta, attorno al Sole solamente nel 2011, indice di una velocità orbitale davvero bassissima.
Possiede 13 satelliti naturali, di cui Tritone, il maggiore, è l'unico individuabile da Terra. Nettuno possiede anche un sistema di anelli, scoperti solo in epoca recente e studiati solo grazie alla visita della sonda Voyager 2 nel 1989.
A occhio nudo: non provateci nemmeno, è tempo sprecato. Ha una magnitudine ben oltre i limiti dell'occhio umano ed è invisibile anche in presenza di un cielo eccellente.
Al binocolo: come sopra. Troppo poco per poterlo individuare con certezza
Al telescopio: dedicatevi alla sua ricerca solo se disponete di uno strumento medio-grande (oltre i 15 cm). 2 modi per trovarlo, uno più comodo, l'altro più impegnativo. Il primo consiste nell'avere a disposizione una montatura a puntamento automatico (sistemi GoTo) che farà il "lavoro sporco" al posto vostro; la seconda prevede di fare la ricerca "alla vecchia maniera", cioè aiutandovi con un planetario e identificando una stella di riferimento e cercandolo partendo da quella stella, metodo decisamente impegnativo, ma non impossibile.
Impensabile pretendere di vedere di più di un minuscolo puntino azzurro senza dettagli a causa dell'enorme distanza.... a meno che non disponiate di un osservatorio astronomico con strumentazione esagerata.
Possiede 13 satelliti naturali, di cui Tritone, il maggiore, è l'unico individuabile da Terra. Nettuno possiede anche un sistema di anelli, scoperti solo in epoca recente e studiati solo grazie alla visita della sonda Voyager 2 nel 1989.
A occhio nudo: non provateci nemmeno, è tempo sprecato. Ha una magnitudine ben oltre i limiti dell'occhio umano ed è invisibile anche in presenza di un cielo eccellente.
Al binocolo: come sopra. Troppo poco per poterlo individuare con certezza
Al telescopio: dedicatevi alla sua ricerca solo se disponete di uno strumento medio-grande (oltre i 15 cm). 2 modi per trovarlo, uno più comodo, l'altro più impegnativo. Il primo consiste nell'avere a disposizione una montatura a puntamento automatico (sistemi GoTo) che farà il "lavoro sporco" al posto vostro; la seconda prevede di fare la ricerca "alla vecchia maniera", cioè aiutandovi con un planetario e identificando una stella di riferimento e cercandolo partendo da quella stella, metodo decisamente impegnativo, ma non impossibile.
Impensabile pretendere di vedere di più di un minuscolo puntino azzurro senza dettagli a causa dell'enorme distanza.... a meno che non disponiate di un osservatorio astronomico con strumentazione esagerata.