Il Pianeta X: oltre un secolo di calcoli tra declassamenti, stranezze e nuove ipotesi.
di Luca Masotto
Esattamente 100 anni fa, nel 1916, moriva Percival Lowell, astronomo statunitense che per primo ne ipotizzò l’esistenza. Il famoso nono pianeta del Sistema Solare, a distanza di oltre un secolo, fa ancora discutere e, soprattutto, non si fa ancora trovare. In origine fu appunto Lowell, che ipotizzò un “corpo perturbatore”, al di là dell’orbita di Nettuno, in virtù di alcune discrepanze osservate nell’orbita degli ultimi due pianeti del sistema solare, Urano e, appunto, Nettuno. Plutone fu effettivamente scoperto nel 1930, non lontano dalla posizione prevista da Lowell e quindi si pensò di aver effettivamente trovato quello che era stato definito “Pianeta X”. William Tombaugh, lo scopritore di Plutone, smorzò presto gli entusiasmi: il corpo presentava una massa troppo piccola per poter dare un contributo significativo alla perturbazione dei moti di Urano e Nettuno e dunque la ricerca doveva necessariamente continuare. Solo cinquant’anni dopo, grazie alla sonda Voyager 2, si capì che quelle imperfezioni in realtà non esistevano: più semplicemente, i calcoli sulla massa dei due pianeti gassosi erano errati. Con i nuovi dati rilevati dalla sonda, dunque, sembrò definitivamente cancellare le speranze di trovare quel famoso “corpo perturbatore”, nonostante Plutone venisse a tutti gli effetti considerato ancora il nono pianeta del Sistema Solare. In tempi più recenti, nel 2006, Plutone è stato declassato, a causa della scoperta di Eris, planetoide appartenente alla fascia di Kuiper (la “prima” periferia del Sistema Solare) che, inizialmente, pareva essere addirittura più massiccio di Plutone e con un diametro maggiore. Da qui la decisione di creare una nuova categoria di corpi celesti, i “pianeti nani”, in cui far confluire i corpi celesti con caratteristiche uguali o simili a quelle di Plutone.
La ricerca continua ha portato alla scoperta di molti oggetti appartenenti alla fascia di Kuiper, i cosiddetti oggetti trans-nettuniani, più o meno massicci, più o meno distante, con caratteristiche diversificate rendendo necessario creare delle nuove tipologie di corpo celeste per questi nuovi oggetti, come i “cubewani”, ma, si sa, nuove scoperte portano sempre nuovi misteri e così, un semplice allineamento di sei orbite di altrettanti oggetti trans-nettuniani nella stessa zona di Plutone, ha fatto drizzare le antenne agli astronomi: com’è possibile che tali orbite siano così perfettamente allineate? Difficile ipotizzare una casualità: le probabilità che tale avvenimento sia avvenuto per caso sono 1 su 15000 o, se preferite, lo 0.007%.
Appurato che sia vero, cosa si può dire di questo corpo celeste? Una probabile distanza, compresa tra le 200 e le 1000 Unità Astronomica (1 UA= 150 000 000 km), una massa, pari a circa 10 volte quella terrestre e un diametro, leggermente inferiore a quello di Urano e Nettuno, quindi meno di 47-48 000 km.
Per ora sono solamente ipotesi, che verranno effettivamente confermate solo alla luce di un’eventuale scoperta, ma le possibilità che questo corpo esista davvero sono decisamente più alte rispetto a quelle che, da oltre un secolo, tengono gli astronomi legati a complicati calcoli di orbite, masse e distanze che potrebbero, questa volta in maniera decisamente significativa, portare alla scoperta del misterioso, e per adesso invisibile, Pianeta X.
La ricerca continua ha portato alla scoperta di molti oggetti appartenenti alla fascia di Kuiper, i cosiddetti oggetti trans-nettuniani, più o meno massicci, più o meno distante, con caratteristiche diversificate rendendo necessario creare delle nuove tipologie di corpo celeste per questi nuovi oggetti, come i “cubewani”, ma, si sa, nuove scoperte portano sempre nuovi misteri e così, un semplice allineamento di sei orbite di altrettanti oggetti trans-nettuniani nella stessa zona di Plutone, ha fatto drizzare le antenne agli astronomi: com’è possibile che tali orbite siano così perfettamente allineate? Difficile ipotizzare una casualità: le probabilità che tale avvenimento sia avvenuto per caso sono 1 su 15000 o, se preferite, lo 0.007%.
Appurato che sia vero, cosa si può dire di questo corpo celeste? Una probabile distanza, compresa tra le 200 e le 1000 Unità Astronomica (1 UA= 150 000 000 km), una massa, pari a circa 10 volte quella terrestre e un diametro, leggermente inferiore a quello di Urano e Nettuno, quindi meno di 47-48 000 km.
Per ora sono solamente ipotesi, che verranno effettivamente confermate solo alla luce di un’eventuale scoperta, ma le possibilità che questo corpo esista davvero sono decisamente più alte rispetto a quelle che, da oltre un secolo, tengono gli astronomi legati a complicati calcoli di orbite, masse e distanze che potrebbero, questa volta in maniera decisamente significativa, portare alla scoperta del misterioso, e per adesso invisibile, Pianeta X.